**Platone** (Αριστοκλῆς, Aristocle, detto Platone per la sua robustezza fisica; Atene, 428/427 a.C. – Atene, 348/347 a.C.) è, senza ombra di dubbio, uno dei pensatori più influenti di tutta la storia della filosofia occidentale. Allievo di Socrate e maestro di Aristotele, fu il fondatore dell'Accademia di Atene, la prima vera istituzione filosofica dell'Occidente. La sua opera, giunta a noi quasi integralmente, è composta principalmente da **dialoghi**, in cui Socrate è spesso il protagonista. Attraverso questi dialoghi, Platone non solo preservò e reinterpretò il pensiero del suo maestro, ma sviluppò una sua complessa e originale visione del mondo, che spazia dalla metafisica all'etica, dalla politica all'estetica.
Il nucleo della filosofia platonica è la **dottrina delle Idee**, un concetto rivoluzionario che ha profondamente segnato il pensiero occidentale, proponendo l'esistenza di una realtà superiore, eterna e immutabile, al di là del mondo sensibile.
La filosofia di Platone non può essere compresa appieno senza considerare il convulso contesto storico-politico in cui visse.
Platone visse in un periodo di profonda crisi per Atene. La sconfitta nella Guerra del Peloponneso (404 a.C.) e il successivo regime oligarchico dei Trenta Tiranni (di cui alcuni suoi parenti facevano parte), seguito dal ripristino della democrazia ma con le sue debolezze, lo portarono a riflettere sulla decadenza politica e morale della sua città.
L'evento che segnò indelebilmente Platone fu la condanna a morte del suo maestro Socrate (399 a.C.), considerato da Platone "il più giusto degli uomini". Questa ingiustizia lo convinse che la vita politica attiva non era possibile in uno stato corrotto e che solo una radicale riforma della società, basata sulla vera conoscenza, avrebbe potuto salvare la *polis*.
«Vidi che il genere umano non sarebbe mai stato liberato dal male se prima non fossero giunti al potere i veri filosofi o se i capi politici non fossero diventati, per grazia divina, veri filosofi.»
Di fronte al relativismo dei Sofisti (che Socrate aveva già contrastato) e alla fragilità delle istituzioni ateniesi, Platone sentì la necessità di cercare dei principi etici e politici **universali e immutabili**, che potessero garantire un fondamento solido alla conoscenza, alla morale e alla vita politica. Questa ricerca lo condusse alla teoria delle Idee.
La teoria delle Idee è il cuore della filosofia platonica e costituisce sia una soluzione al problema della conoscenza (gnoseologia) sia una visione della realtà (metafisica).
Platone giunse alla teoria delle Idee dalla necessità di dare un fondamento oggettivo ai concetti etici di Socrate (il Bene, la Giustizia) e di superare il dualismo eracliteo del divenire e parmenideo dell'essere. Se esiste una verità e una morale oggettiva, esse non possono risiedere nel mondo sensibile, che è mutevole e imperfetto.
Platone postula l'esistenza di un mondo separato e trascendente, l'**Iperuranio** (ὑπερουράνιος τόπος - *hyperouranios topos*), un "luogo al di là del cielo" (non fisico, ma metaforico), dove risiedono le **Idee** (εἶδος - *eidos* o ἰδέα - *idea*). Le Idee non sono semplici concetti mentali, ma entità perfette, eterne, immutabili e universali, che costituiscono il vero essere.
Sono i modelli, gli archetipi, le forme perfette di tutte le cose che esistono nel mondo sensibile. Ad esempio, non ci sono molte "bellezze" o molte "giustizie", ma una sola Idea di Bellezza e una sola Idea di Giustizia, di cui le cose belle o le azioni giuste nel mondo sensibile sono solo copie imperfette.
La realtà è divisa in due piani:
Non tutte le Idee hanno lo stesso valore. Esiste una gerarchia, al cui vertice si trova l'**Idea del Bene** (τὸ ἀγαθόν - *to agathon*), che è la causa e la fonte di tutte le altre Idee, paragonabile al Sole che illumina e rende visibili le cose.
Platone descrive il rapporto tra le Idee e le cose sensibili in tre modi:
Se le Idee esistono in un mondo separato, come possiamo conoscerle? Platone risponde con la dottrina dell'**anamnesi** (ricordo) e con una distinzione dei gradi della conoscenza.
Secondo Platone, la nostra anima, prima di incarnarsi nel corpo, risiedeva nell'Iperuranio e contemplava direttamente le Idee. Nel momento dell'incarnazione, l'anima dimentica le Idee. Tuttavia, il contatto con le cose sensibili (che sono copie delle Idee) stimola il ricordo (ἀνάμνησις - *anamnesis*) delle Idee innate. Conoscere è quindi **ricordare**.
«Conoscere è ricordare.»
Platone illustra i gradi della conoscenza attraverso la celebre metafora della **linea divisa**, che distingue due grandi regni della realtà (sensibile e intelligibile) e i rispettivi livelli di conoscenza:
La filosofia politica di Platone, esposta principalmente ne "La Repubblica", è un'estensione della sua metafisica e gnoseologia. Per Platone, solo la conoscenza delle Idee (in particolare dell'Idea del Bene e della Giustizia) può garantire la costruzione di una polis (città) giusta e felice.
Platone propone uno stato ideale strutturato in tre classi, ognuna corrispondente a una parte dell'anima e a una virtù specifica:
La **giustizia nella polis** si realizza quando ogni classe svolge il proprio compito senza interferire con gli altri, e quando l'intera città è governata dalla sapienza dei filosofi.
Platone sostiene che la salvezza dello stato dipende dal fatto che i filosofi diventino re, o che i re diventino filosofi. Solo il filosofo, avendo accesso al mondo delle Idee, conosce il Bene e la Giustizia e può, quindi, guidare la città verso la felicità. Questa è una forma di **aristocrazia della ragione**.
Per evitare la corruzione, i governanti-filosofi e i guerrieri non devono possedere proprietà private né famiglia. Devono vivere in una sorta di comunismo, dedicandosi interamente al bene dello stato. Questo per evitare che interessi personali o familiari li distolgano dalla loro missione.
Platone analizza anche le forme degenerate di governo (oligarchia, timocrazia, democrazia, tirannide), considerandole un allontanamento dalla giustizia e dall'armonia. In particolare, la democrazia, pur nella sua apparente libertà, è vista come un governo dove il popolo, privo di vera conoscenza, è facilmente manipolabile e può portare al caos e infine alla tirannide.
Platone sviluppa anche una complessa teoria dell'anima e utilizza miti e allegorie per illustrare i suoi concetti più profondi.
L'anima individuale, come lo stato, è divisa in tre parti:
Questo mito descrive l'anima come una biga trainata da due cavalli (uno bianco, nobile, che rappresenta l'anima irascibile; uno nero, disobbediente, che rappresenta l'anima concupiscibile) e guidata da un auriga (l'anima razionale). La biga deve salire verso l'Iperuranio per contemplare le Idee. La capacità dell'auriga di mantenere l'equilibrio determina quanto l'anima possa elevarsi nella conoscenza.
L'Eros non è solo amore sensuale, ma una forza che spinge l'anima a elevarsi dal desiderio delle bellezze sensibili, imperfette e mutevoli, alla contemplazione della Bellezza in sé, l'Idea del Bello. È una forza ascensionale che conduce alla conoscenza del Bene.
Questa è forse l'allegoria più famosa di Platone. Immagina un gruppo di prigionieri incatenati in una caverna fin dalla nascita, costretti a guardare solo una parete di fondo. Dietro di loro, un fuoco proietta ombre sulla parete, che i prigionieri scambiano per la realtà. Uno di loro si libera e, con difficoltà, sale verso l'uscita, scoprendo la luce del Sole e il mondo esterno. Inizialmente accecato, poi comprende la vera realtà. Tornato nella caverna per liberare i compagni, questi non gli credono e, anzi, cercano di ucciderlo.
**Significato del mito:**
Nel 387 a.C., Platone fondò l'**Accademia** ad Atene, una scuola che per quasi mille anni (fino al 529 d.C.) fu il centro della ricerca filosofica, scientifica e matematica.
Sulla porta dell'Accademia si diceva fosse scritto: "Non entri chi non conosce la geometria". Questo sottolinea l'importanza della matematica come propedeutica alla filosofia, perché abitua la mente all'astrazione e al ragionamento rigoroso, preparando alla contemplazione delle Idee.
L'influenza di Platone è stata immensa e pervasiva in ogni campo del sapere occidentale:
Questa celebre affermazione di Alfred North Whitehead evidenzia la portata dell'eredità platonica. Anche chi si oppone a Platone, spesso lo fa partendo dai problemi e dalle categorie da lui stesso poste.
Platone rimane una figura colossale, un pensatore che ha osato trascendere il mondo delle apparenze per cercare una verità più profonda e un ordine intrinseco alla realtà, un'ordine che potesse guidare l'uomo e la società verso la giustizia e la felicità. La sua ricerca dell'Assoluto e del Bene continua a risuonare nel dibattito filosofico contemporaneo.