Vita e Formazione
Thomas More (noto in Italia come Tommaso Moro) nacque a Londra il 7 febbraio 1478 da una famiglia della borghesia emergente. Suo padre, Sir John More, era un giudice di successo che garantì al figlio un'educazione di prim'ordine.
All'età di circa dodici anni, Moro divenne paggio presso il cardinale John Morton, arcivescovo di Canterbury e cancelliere d'Inghilterra. Morton, intuendo le straordinarie capacità del giovane, lo spinse a proseguire gli studi a Oxford, dove Moro studiò dal 1492 al 1494.
Dopo Oxford, tornò a Londra per studiare legge e divenne avvocato nel 1501. Nonostante la carriera legale, Moro non abbandonò mai i suoi interessi umanistici, mantenendo contatti con i maggiori intellettuali europei del tempo, come Erasmo da Rotterdam, che divenne suo caro amico.
Studia all'Università di Oxford, dove sviluppa un profondo interesse per la letteratura classica e gli studi umanistici.
Viene ammesso al Foro di Londra come avvocato, iniziando una brillante carriera legale.
Entra in Parlamento, dando inizio alla sua carriera politica.
Diviene Sceriffo di Londra, consolidando la sua reputazione di uomo integro e capace.
Pubblica "Utopia", l'opera che gli darà fama immortale in tutta Europa.
L'Utopia: Visione di una Società Ideale
Pubblicata nel 1516, "Utopia" è l'opera più celebre di Moro, un trattato filosofico-politico che descrive una società immaginaria basata su principi di giustizia, uguaglianza e razionalità.
Il titolo stesso, coniato da Moro dal greco "ou-topos" (nessun luogo) e "eu-topos" (luogo felice), racchiude l'ambivalenza dell'opera: da un lato la consapevolezza che una società perfetta non esiste, dall'altro la speranza che si possa avvicinare ad essa attraverso la ragione.
Caratteristiche principali dell'isola di Utopia:
- Proprietà comune: Non esiste proprietà privata; tutti i beni sono condivisi
- Lavoro obbligatorio ma moderato: Tutti lavorano 6 ore al giorno, sufficienti al benessere di tutti
- Uguaglianza sociale: Non esistono classi sociali privilegiate
- Tolleranza religiosa: Libertà di culto per tutte le religioni che non minacciano la pace sociale
- Istruzione universale: Educazione accessibile a tutti, uomini e donne
L'Utopia di Moro non va interpretata come un programma politico concreto, ma piuttosto come uno strumento di critica sociale e un invito a riflettere sulle ingiustizie della società del tempo, specialmente sull'accaparramento delle terre (la "recinzione dei campi aperti") che stava creando povertà e disuguaglianza.
La Carriera Politica e il Conflitto con Enrico VIII
La carriera politica di Moro raggiunse il suo apice quando nel 1529 fu nominato Lord Cancelliere da Enrico VIII, primo laico a ricoprire questa carica. Tuttavia, il rapporto con il re si deteriorò rapidamente a causa della questione del divorzio di Enrico da Caterina d'Aragona.
Moro, fervente cattolico, si oppose fermamente al progetto di Enrico VIII di divorziare da Caterina d'Aragona per sposare Anna Bolena. Quando il re decise di rompere con Roma e proclamarsi Capo della Chiesa d'Inghilterra attraverso l'Atto di Supremazia (1534), Moro si trovò di fronte a una scelta drammatica.
Rifiutò di giurare l'Atto di Supremazia, che riconosceva Enrico VIII come capo della Chiesa inglese, poiché ciò avrebbe significato tradire la sua fedeltà al Papa e ai principi cattolici. Questo rifiuto lo portò alla caduta in disgrazia, all'imprigionamento nella Torre di Londra e infine alla condanna a morte.
Il processo a Moro fu una farsa giudiziaria: accusato di alto tradimento, la sua unica colpa fu il silenzio—si era rifiutato di esprimere la sua opinione sull'Atto di Supremazia, basandosi sul principio che il silenzio non potesse essere considerato come un'approvazione o un rifiuto. Tuttavia, la testimonianza falsa di Richard Rich, che sostenne di aver sentito Moro negare la supremazia reale, fu sufficiente per condannarlo.
Moro fu decapitato il 6 luglio 1535. Le sue ultime parole furono: "Il re muoio da buon servitore, ma prima di Dio", dimostrando fino all'ultimo la sua fedeltà sia al sovrano terreno che a quello celeste.
Pensiero Filosofico e Teologico
Moro fu un pensatore complesso, che unì l'umanesimo rinascimentale con una profonda fede cattolica. Il suo pensiero rappresenta una sintesi unica tra l'apertura intellettuale tipica dell'Umanesimo e la fedeltà ai principi della tradizione cristiana.
Umanesimo Cristiano
Moro appartiene alla corrente dell'umanesimo cristiano, che cercava di conciliare gli studi classici con la fede cristiana. Come il suo amico Erasmo, credeva che gli studi umanistici potessero contribuire a una riforma della Chiesa e della società basata sulla carità e sulla ragione.
La Libertà di Coscienza
Il principio più importante per Moro era la libertà di coscienza—la convinzione che nessun potere terreno potesse costringere un individuo ad agire contro le proprie convinzioni più profonde. Questo principio fu alla base del suo rifiuto di giurare l'Atto di Supremazia.
La Teologia della Croce
Negli ultimi anni della sua vita, specialmente durante la prigionia, Moro sviluppò una profonda teologia della croce, vedendo nelle sue sofferenze un'imitazione di Cristo. Le lettere dalla Torre e le preghiere che scrisse in carcere rivelano una spiritualità matura e radicale.
Etica e Politica
Moro sosteneva che l'etica dovesse essere il fondamento della politica. Per lui, un governante doveva essere prima di tutto un uomo virtuoso, poiché solo la virtù poteva garantire un governo giusto. Questa convinzione entrò in diretto conflitto con la politica di Enrico VIII, che sempre più subordinava l'etica alla ragion di stato.
Opere Principali
Oltre a Utopia, Moro scrisse numerose opere di carattere politico, religioso e letterario che riflettono la vastità dei suoi interessi e la profondità del suo pensiero.
Utopia (1516)
La sua opera più celebre, descrizione di una società ideale basata sulla ragione e sulla giustizia sociale.
La Storia di Riccardo III (1513-1518)
Biografia del controverso re inglese, che influenzò profondamente la visione shakespeariana del personaggio.
Dialogo del Conforto nelle Tribolazioni (1534)
Scritto durante la prigionia, esplora il tema della sofferenza e del conforto spirituale.
Responsio ad Lutherum (1523)
Risposta alle critiche di Lutero alla Chiesa cattolica e al re Enrico VIII.
Trattato sulla Passione (1534)
Meditazione teologica sulla passione di Cristo, scritta durante gli ultimi mesi di prigionia.
Lettere dalla Torre (1534-1535)
Raccolta di lettere scritte durante la prigionia, che rivelano la sua profondità spirituale e la forza d'animo.
Eredità e Canonizzazione
L'eredità di Tommaso Moro è multiforme: è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, celebrato come eroe della libertà di coscienza e ricordato come uno dei più grandi umanisti del Rinascimento.
Moro fu beatificato da Papa Leone XIII nel 1886 e canonizzato da Pio XI nel 1935 insieme a John Fisher. Nel 2000, Giovanni Paolo II lo proclamò patrono dei governanti e dei politici.
La sua figura ha ispirato numerose opere letterarie e cinematografiche, tra cui il celebre film "Un uomo per tutte le stagioni" (1966), che vinse sei premi Oscar e contribuì a diffondere la conoscenza della sua vita e del suo martirio.
Oggi Moro è considerato un simbolo della libertà di coscienza contro l'assolutismo del potere statale. La sua difesa del principio secondo cui esiste una legge superiore a quelle umane—la legge naturale e divina—continua a ispirare chi lotta per i diritti umani e la libertà religiosa.
L'Università di Oxford gli ha dedicato un college (St. Thomas More College) e numerose istituzioni educative in tutto il mondo portano il suo nome, testimoniando il permanere del suo ideale di formazione integrale della persona umana attraverso la fede e la ragione.