Nel V secolo a.C., dopo la dispersione della comunità pitagorica di Crotone, emerse la figura di **Filolao di Crotone** (circa 470 – 385 a.C.). Egli è considerato il primo Pitagorico ad aver sistemato e messo per iscritto le dottrine della scuola, rendendole accessibili a un pubblico più ampio e garantendo la loro sopravvivenza. Grazie a lui, e ai pochi frammenti della sua opera "Sulla Natura" (Περὶ φύσεως) giunti fino a noi, abbiamo una comprensione più chiara e strutturata del pensiero pitagorico, che altrimenti sarebbe rimasto quasi interamente segreto e orale. La sua influenza fu tale da arrivare a Platone, che sembra abbia acquistato alcuni dei suoi libri.
Filolao approfondì la teoria del **numero come principio cosmico**, sviluppando una cosmologia rivoluzionaria con la teoria del **Fuoco Centrale** e un'articolata concezione dell'anima e della conoscenza, sempre nel solco della tradizione pitagorica di unire scienza e misticismo.
Filolao rafforzò la dottrina pitagorica secondo cui il **numero è l'archè** (principio) di tutte le cose, ma la sua specificità risiede nella spiegazione di come il numero agisca per creare il mondo.
Per Filolao, la realtà è composta da due principi fondamentali: il **limitato** (πέραινον - *perainon*) e l'**illimitato** (ἄπειρον - *apeiron*).
Affinché qualcosa possa esistere e essere conoscibile, è necessaria l'**armonizzazione** di questi due principi opposti. Ed è qui che interviene il **Numero**. Il numero, attraverso la sua capacità di stabilire proporzioni e relazioni, è il mezzo che impone un limite all'illimitato, generando così l'ordine e la realtà conoscibile del cosmo.
«E in verità tutto ciò che si conosce ha numero; perché senza di esso non sarebbe possibile comprendere né conoscere alcunché.»
Senza questa fusione armonica tra limite e illimitato, tutto rimarrebbe confuso e incomprensibile. Il numero non è solo una descrizione delle cose, ma la loro causa intrinseca, il principio che le rende ordinate e intelligibili.
La dottrina cosmologica di Filolao è una delle sue innovazioni più celebri e anticipatorie, distinguendolo dai modelli geocentrici precedenti.
Filolao pose al centro dell'universo non la Terra, ma un invisibile **Fuoco Centrale** (Κεντρικὸν Πῦρ), che egli chiamava "Estia" (Hestía), la dea del focolare, o "custode dell'unità". Questo fuoco non è il Sole, ma il centro motore e vitale del cosmo, da cui si irradia il calore e la luce.
Attorno a questo Fuoco Centrale, ruotano in cerchi perfetti:
Il movimento di questi corpi celesti era governato da rapporti numerici precisi, producendo l'**Armonia delle Sfere**, una musica inaudibile all'orecchio umano ma percepibile dall'intelletto. Questo sistema non era strettamente "eliocentrico" nel senso moderno (il Sole non era al centro), ma fu un'audace anticipazione di un universo non geocentrico.
«Il centro è il fuoco, il primo elemento, da cui si irradiano gli altri.»
Questa cosmologia fu un passo fondamentale verso la rivoluzione copernicana e influenzò pensatori come Platone (nel Timeo) e, indirettamente, Aristarco di Samo.
Filolao, come altri Pitagorici, dedicò attenzione anche alla natura dell'anima e al processo della conoscenza, sempre in relazione alla sua teoria del numero e dell'armonia.
Una delle sue dottrine più note riguarda l'anima: essa è un'**armonia** o una **proporzione** dei quattro elementi che compongono il corpo. Non è una sostanza separata, ma la giusta mescolanza e organizzazione di caldo, freddo, umido e secco. Quando questa armonia si distrugge, l'anima (intesa come vita e coscienza) perisce.
Questa visione, se da un lato sembra materialistica, dall'altro implica che l'anima è di natura numerica, essendo un rapporto matematico.
Filolao riconosce l'importanza dei sensi per la conoscenza del mondo esterno, ma sottolinea come la vera comprensione derivi dalla **ragione** e dal **numero**. I sensi ci danno informazioni frammentarie e disordinate; è il numero, attraverso la sua capacità di imporre ordine e proporzione, che permette all'intelletto di comprendere la struttura armonica della realtà.
La sua visione dell'anima come armonia ebbe un impatto significativo sulla medicina antica. La salute era vista come uno stato di equilibrio e armonia delle qualità e degli elementi nel corpo, mentre la malattia era il risultato di uno squilibrio. Il medico doveva ripristinare questa armonia.
Filolao, pur fedele alla tradizione pitagorica, la sviluppò con un approccio più sistematico e razionale, rendendo esplicite le implicazioni scientifiche e cosmologiche della dottrina del numero.
Filolao è una figura cruciale per la storia del pensiero antico, non solo come custode del Pitagorismo, ma come innovatore in diversi campi.
È attraverso i frammenti di Filolao che gran parte della filosofia pitagorica ci è giunta. Senza di lui, la comprensione di questa scuola sarebbe stata molto più limitata e basata su resoconti di seconda mano.
L'influenza di Filolao su **Platone** è ampiamente riconosciuta. Si dice che Platone abbia acquistato opere di Filolao per una somma considerevole. Concetti come l'importanza del numero, l'anima come armonia e forse l'idea di un cosmo ordinato matematicamente (presente nel *Timeo*) mostrano chiari debiti a Filolao. La sua visione dell'anima come armonia, sebbene rigettata da Platone nel *Fedone* (dove l'anima è una sostanza separata), dimostra l'ampiezza delle idee pitagoriche con cui Platone si confrontò.
La sua teoria del **Fuoco Centrale** e della Terra in movimento fu una delle prime e più audaci deviazioni dal modello geocentrico, ponendo le basi per future rivoluzioni astronomiche. Fu un precursore di **Aristarco di Samo** e, secoli dopo, indirettamente, di **Copernico**.
Filolao continuò lo sviluppo della matematica pitagorica, approfondendo lo studio dei numeri e delle loro applicazioni alla realtà fisica.
Filolao, quindi, non fu un semplice epigono di Pitagora, ma un pensatore originale che diede forma e coerenza alle dottrine della scuola, rendendole accessibili e aprendo nuove strade nell'astronomia e nella metafisica. La sua opera ha permesso al Pitagorismo di influenzare profondamente i giganti della filosofia successiva, consolidando il ruolo del numero come principio esplicativo del cosmo.