Nel IV secolo a.C., in un'Atene post-aristotelica e segnata dai mutamenti politici e sociali, emerse la figura di **Epicuro** (341-270 a.C.), fondatore di una delle scuole filosofiche più influenti dell'Ellenismo: l'Epicureismo. Spesso fraintesa e ridotta a una ricerca sfrenata dei piaceri, la filosofia epicurea è in realtà una dottrina complessa e raffinata, orientata alla conquista della **felicità** e della **tranquillità dell'anima** attraverso un piacere inteso come assenza di dolore fisico (**aponìa**) e di turbamento psichico (**atarassia**).
Epicuro fondò la sua scuola ad Atene, in un luogo noto come "Il Giardino" (Κῆπος - *Kêpos*), un ambiente sereno e appartato dove uomini e donne, schiavi e liberi, potevano dedicarsi alla filosofia in un clima di amicizia e reciproco sostegno. La sua visione della vita e del cosmo offriva una via d'uscita dall'ansia e dalla paura, invitando l'individuo a concentrarsi su ciò che è veramente necessario per una vita serena e soddisfacente.
La vita di Epicuro fu esemplare della sua dottrina, dedicata alla ricerca della serenità in un ambiente comunitario.
Epicuro nacque a Samo, un'isola dell'Egeo, da genitori ateniesi. Fin da giovane mostrò un'attitudine per la filosofia, studiando Democrito (dal quale riprese la teoria atomistica) e Aristippo di Cirene (dal quale derivò l'enfasi sul piacere). Dopo aver insegnato in diverse città, si stabilì ad Atene.
Intorno al 307 a.C., Epicuro fondò la sua scuola ad Atene, situata in un giardino alla periferia della città. A differenza delle altre scuole filosofiche (come l'Accademia di Platone o il Liceo di Aristotele), il Giardino era un luogo di ritiro e di vita comune, dove i discepoli vivevano insieme al maestro in un'atmosfera di profonda amicizia e condivisione. Qui si accettavano tutti, senza distinzione di sesso o ceto sociale, un fatto rivoluzionario per l'epoca.
Epicuro fu uno scrittore prolifico, ma la maggior parte delle sue opere è andata perduta. Le nostre conoscenze della sua filosofia derivano principalmente da:
La fisica di Epicuro ha uno scopo etico: liberare l'uomo dalla paura.
Epicuro riprende la teoria atomistica di Democrito: l'universo è composto solo da **atomi** (particelle indivisibili, eterne e in movimento nel vuoto) e **vuoto**. Gli atomi, urtandosi, formano e dissolvono i mondi. Tuttavia, Epicuro introduce un'innovazione fondamentale: il **"clinamen"** (o "deviazione"). Per spiegare il libero arbitrio umano e la formazione dei mondi, Epicuro ipotizza che gli atomi non cadano in linea retta, ma possano subire una minima e imprevedibile deviazione dal loro corso rettilineo. Questo introduce una possibilità di **libertà** e casualità nel determinismo atomistico, rendendo l'uomo responsabile delle proprie azioni.
La fisica atomistica serve a liberare l'uomo dalla paura più grande: quella degli dei. Secondo Epicuro, gli dei esistono, ma vivono in una regione separata tra i mondi (gli *intermundia*) e non si preoccupano minimamente delle vicende umane. Non intervengono nelle nostre vite né ci puniscono o ricompensano. Pertanto, è inutile temerli o cercare di propiziarseli.
«Non esiste l'essere immortale e beato che non ha cura di nulla.»
Un'altra paura fondamentale da cui la fisica epicurea ci libera è quella della **morte**. Poiché l'anima è anch'essa composta di atomi e si dissolve con il corpo, non c'è una vita dopo la morte e quindi nessuna punizione.
«La morte non è nulla per noi. Quando ci siamo noi, la morte non c'è, quando c'è la morte, noi non ci siamo.»
La morte è semplicemente la fine della sensazione, e ciò che non si sente non è un male. Questa visione mira a eliminare l'angoscia esistenziale legata alla mortalità.
Il culmine della filosofia epicurea è l'etica, la dottrina sulla ricerca della felicità.
Per Epicuro, il piacere (ἡδονή - *hedoné*) è il principio e il fine della vita felice. Tuttavia, non si tratta di un piacere sfrenato e sensoriale, ma di un piacere statico e stabile, definito come l'**assenza di dolore (aponìa)** nel corpo e l'**assenza di turbamento (atarassia)** nell'anima. Questo è il "piacere catastematico", contrapposto al "piacere cinetico" (transitorio e spesso seguito da dispiacere).
Per raggiungere l'aponìa e l'atarassia, è fondamentale saper distinguere e gestire i desideri:
Epicuro riassume la sua dottrina etica in quattro massime fondamentali, il cosiddetto "tetrafarmaco", che serve a liberare l'uomo dalle quattro principali paure:
L'amicizia è considerata da Epicuro il bene più grande per una vita felice. È una fonte di piacere e sicurezza, un rifugio dalle avversità del mondo esterno e un supporto reciproco nella ricerca della saggezza. La vita nel Giardino era basata proprio su questo ideale di comunità amicale.
Questa massima epicurea invita a ritirarsi dalla vita pubblica e dalle ambizioni politiche, fonti di ansia e turbamento. L'uomo saggio cerca la tranquillità in una vita semplice e discreta, lontano dagli onori e dalle preoccupazioni del mondo.
La canonica epicurea è la teoria della conoscenza, che stabilisce i criteri di verità.
Epicuro è un empirista: la sensazione (αἴσθησις - *aísthesis*) è il primo e più affidabile criterio di verità. Le sensazioni sono sempre vere in quanto immediate e passive. Gli errori sorgono solo dai giudizi che noi formuliamo sulle sensazioni.
Le prolessi (προλήψεις - *proléipseis*) sono concetti o idee generali che si formano nella mente per ripetute esperienze sensoriali (es. l'idea di "uomo" o di "giustizia"). Sono anch'esse un criterio di verità, in quanto derivano direttamente dalle sensazioni e anticipano la conoscenza futura.
A livello etico, i sentimenti di piacere e dolore sono i criteri naturali che ci guidano verso ciò che è bene (piacere) e ciò che è male (dolore).
La ragione e l'inferenza sono utilizzate per andare oltre ciò che è immediatamente percepibile (come l'esistenza degli atomi o del vuoto), ma sempre partendo dai dati sensoriali e dalle prolessi. La logica non è una disciplina autonoma, ma uno strumento al servizio della fisica e dell'etica.
L'Epicureismo è sopravvissuto per secoli, influenzando il pensiero romano e moderno, nonostante i numerosi fraintendimenti.
L'Epicureismo trovò terreno fertile a Roma, dove fu abbracciato da importanti personalità, tra cui il già citato **Lucrezio**, che con il "De rerum natura" rese accessibili i complessi principi epicurei alla cultura latina. Altri seguaci illustri furono Gaio Cassio Longino e Quinto Orazio Flacco (sebbene con alcune riserve).
Fin dall'antichità, la filosofia di Epicuro fu spesso travisata dai suoi avversari (soprattutto stoici e cristiani), che la dipinsero come una dottrina che promuoveva l'edonismo sfrenato, la dissolutezza e l'ateismo. Questa caricatura ha oscurato per secoli la vera natura della sua ricerca di una vita sobria e serena.
Nel Rinascimento e nell'Illuminismo, Epicuro fu riscoperto e rivalutato. Pensatori come Pierre Gassendi, Thomas Jefferson e John Locke trassero ispirazione dal suo atomismo e dalla sua etica. La sua enfasi sull'assenza di dolore e sulla tranquillità dell'anima, la sua critica alle paure irrazionali e la sua celebrazione dell'amicizia risuonano ancora oggi.
Il concetto di "Giardino" come comunità filosofica e luogo di ritiro dalla frenesia del mondo è diventato un archetipo, un simbolo di una vita dedicata alla riflessione, alla semplice gioia e all'amicizia, lontano dalle preoccupazioni materialistiche e dalle ambizioni effimere.
Epicuro, con la sua dottrina della felicità basata sul piacere come assenza di dolore e turbamento, offrì un percorso pratico per una vita appagante in un'epoca di incertezze. La sua eredità ci invita ancora oggi a riflettere su ciò che è veramente necessario per la nostra serenità, a liberarci dalle paure irrazionali e a coltivare le relazioni autentiche, ricordandoci che la vera ricchezza risiede nella pace dell'anima.