Diotima di Mantinea

La sacerdotessa che insegnò a Socrate la filosofia dell'amore

Diotima di Mantinea è una figura enigmatica della filosofia antica, conosciuta principalmente attraverso il dialogo platonico Simposio. La sua esistenza storica è dibattuta tra gli studiosi: alcuni la considerano un personaggio reale, altri un'invenzione letteraria di Platone per esporre la sua filosofia dell'amore.

"Diotima era una donna sapiente sotto molti aspetti... fu lei che insegnò a Socrate l'arte amorosa."
- Platone, Simposio (201d)

Se reale, Diotima sarebbe stata una sacerdotessa o profetessa originaria di Mantinea, città dell'Arcadia. La sua presenza nel Simposio è straordinaria, essendo l'unica donna a cui Platone attribuisce un insegnamento filosofico di tale profondità.

Rappresentazione artistica di Diotima
Rappresentazione ottocentesca di Diotima di Mantinea

La Scala dell'Amore

Nel Simposio, Socrate riporta l'insegnamento di Diotima sulla natura di Eros come demone intermediario tra umano e divino, né mortale né immortale. La sua famosa "scala dell'amore" descrive un percorso ascensionale:

  1. Amore per la bellezza fisica di un singolo corpo
  2. Amore per la bellezza fisica in generale
  3. Amore per la bellezza dell'anima
  4. Amore per le belle leggi e istituzioni
  5. Amore per le belle conoscenze
  6. Amore per la Bellezza in sé, assoluta ed eterna

Eros come Filosofo

Diotima presenta Eros non come dio ma come grande demone (δαίμων), figlio di Povertà (Penia) e Ingegno (Poros), simbolo della condizione umana tesa tra mancanza e aspirazione alla verità.

"L'amore non è né bello né buono, ma desidera il bello e il buono. Non è mortale né immortale, ma nello spazio tra questi due stati."
- Diotima secondo Platone, Simposio (202d)

Nel Neoplatonismo

Plotino e i neoplatonici svilupparono la concezione diotimea dell'ascesa verso il Bello in sé, identificandolo con l'Uno, principio supremo della realtà.

Nella Filosofia Rinascimentale

Marsilio Ficino, nella sua traduzione e commento al Simposio, fece di Diotima un simbolo della sapienza amorosa che conduce all'unione con Dio.

Nel Pensiero Femminista

Le filosofe femministe del XX secolo hanno rivalutato Diotima come figura di conoscenza femminile alternativa alla razionalità maschile dominante nella tradizione filosofica.

IV sec. a.C.
Platone scrive il Simposio con il discorso di Diotima
III sec. d.C.
Plotino sviluppa la concezione neoplatonica dell'ascesa amorosa
XV sec.
Marsilio Ficino traduce e commenta il Simposio
XX sec.
Riscoperta femminista della figura di Diotima

Diotima Storica vs. Personaggio Letterario

Alcuni studiosi (come Burnet e Taylor) sostengono l'esistenza storica di Diotima, forse una sacerdotessa orfica o pitagorica. Altri (come Nietzsche e Derrida) la vedono come una creazione platonica per rappresentare una sapienza alternativa a quella socratica.

La Questione di Genere

Luce Irigaray e altre filosofe femministe hanno letto in Diotima un modello di conoscenza incarnata e relazionale, contrapposta alla razionalità astratta della tradizione maschile.

"Diotima rappresenta la voce di un sapere altro, non logocentrico, che Platone stesso sente il bisogno di includere nel suo dialogo più 'corale'."
- Luce Irigaray, "L'Oubli de l'air"

Psicanalisi e Filosofia

Freud si ispirò alla scala di Diotima per la sua teoria della sublimazione, mentre Lacan vide nell'amore diotimeo un movimento verso l'Altro assoluto.

Nella Letteratura

Diotima ispirò poeti come Hölderlin (che le dedicò il romanzo Iperione) e Rilke, diventando simbolo della sapienza femminile che guida l'uomo verso la verità.

Nelle Arti Visive

Numerosi artisti, da Canova a Feuerbach, hanno rappresentato Diotima, spesso identificandola con la figura della sacerdotessa o della musa ispiratrice.

Nel Pensiero Contemporaneo

Il "Collettivo Diotima" italiano e il "Diotima Centre" in Grecia continuano a sviluppare un pensiero femminile ispirato alla sua figura.

Diotima di Anselm Feuerbach
"Diotima" di Anselm Feuerbach (1869)