Filosofo della comprensione e delle scienze dello spirito
Wilhelm Dilthey (1833-1911) è stato un filosofo, psicologo e pedagogista tedesco, considerato uno dei massimi esponenti dello storicismo e fondatore dell'ermeneutica filosofica moderna. Il suo lavoro ha gettato le basi per la distinzione tra scienze della natura e scienze dello spirito.
Wilhelm Dilthey (1833-1911), filosofo tedesco
Nato a Biebrich sul Reno nel 1833, Dilthey studiò teologia e filosofia a Heidelberg e Berlino. Inizialmente influenzato dall'hegelismo, sviluppò poi un pensiero originale che univa elementi dello storicismo, del romanticismo e del positivismo.
Il contributo fondamentale di Dilthey consiste nella distinzione tra scienze della natura (Naturwissenschaften) e scienze dello spirito (Geisteswissenschaften). Mentre le prime studiano fenomeni esterni attraverso l'osservazione e la spiegazione causale, le seconde si occupano della realtà storico-sociale umana, che richiede comprensione (Verstehen) e interpretazione.
Per Dilthey, le scienze dello spirito hanno un carattere autonomo e irriducibile, poiché il loro oggetto - l'uomo nella sua storicità - è radicalmente diverso dagli oggetti naturali. La comprensione (Verstehen) diventa così il metodo specifico delle scienze umane, basato sull'introspezione, sull'empatia e sulla condivisione dell'esperienza vissuta (Erlebnis).
Dilthey sviluppò un'ermeneutica filosofica come metodologia fondamentale per le scienze dello spirito. L'ermeneutica non è solo l'arte di interpretare testi, ma la disciplina che studia le condizioni di possibilità della comprensione della realtà storica e culturale.
Secondo Dilthey, la comprensione avviene attraverso:
Il circolo ermeneutico diltheyano descrive il processo per cui la comprensione delle parti dipende dalla precomprensione del tutto, e viceversa, in un movimento continuo che arricchisce progressivamente l'interpretazione.
Dilthey radicalizza lo storicismo affermando che l'uomo è un essere storico attraverso e attraverso. La vita umana è sempre situata in un contesto storico determinato, e la coscienza umana è essa stessa un prodotto storico.
Il concetto di "vita" (Leben) diventa centrale nella filosofia diltheyana: non un principio biologico, ma la totalità dell'esperienza umana nella sua concretezza storica, sociale e culturale. La vita è il fondamento ultimo di ogni conoscenza e il punto di partenza di ogni filosofia.
La filosofia diventa così "filosofia della vita" (Lebensphilosophie), un riflettere sulla vita a partire dalla vita stessa, che cerca di comprendere il senso dell'esistenza umana nella sua storicità.
L'opera di Dilthey ha esercitato un'influenza profonda sulla filosofia del Novecento, in particolare sull'ermeneutica di Heidegger e Gadamer, sulla sociologia comprensiva di Max Weber, e sulla fenomenologia di Husserl.
La sua distinzione tra spiegazione e comprensione ha segnato profondamente la metodologia delle scienze umane e sociali, influenzando campi come la psicologia, la storiografia, la sociologia e l'antropologia.
Anche la psicologia ha ricevuto un importante contributo dal pensiero diltheyano, specialmente con la sua concezione della psicologia come scienza descrittiva e analitica della vita psichica, contrapposta alla psicologia esplicativa di stampo naturalistico.
1. Dilthey, W. (1883). Introduzione alle scienze dello spirito. Firenze: La Nuova Italia, 1974.
2. Dilthey, W. (1900). L'origine dell'ermeneutica. In: Critica della ragione ermeneutica, a cura di P. Rossi. Torino: Rosenberg & Sellier, 1988.
3. Marcucci, N. (2010). Dilthey. Il mondo dello spirito. Roma: Carocci.
4. Bianco, F. (2001). Dilthey e la fondazione delle scienze dello spirito. Milano: Unicopli.