Cratete di Tebe (c. 365-285 a.C.) fu un filosofo cinico greco, allievo di Diogene di Sinope e maestro di Zenone di Cizio, il fondatore dello stoicismo. Nato in una ricca famiglia tebana, Cratete rinunciò alla sua considerevole fortuna abbracciando la povertà filosofica dei cinici.
Rappresentazione di Cratete in un'incisione antica
La tradizione racconta che Cratete, dopo aver assistito a una rappresentazione della Telefo di Euripide (dove si esaltava la vita semplice), abbandonò tutte le sue ricchezze gettandole simbolicamente in mare, dicendo: "Andate a fondo, voi piaceri volgari; vi affonderò perché non mi affondiate voi".
"Cratete, liberatosi dalle ricchezze come da pesanti catene, si fece cittadino del mondo, vivendo in perfetta libertà e insegnando che la vera felicità consiste nell'indipendenza dai beni materiali."
Cratete sviluppò ulteriormente la filosofia cinica di Diogene, con un approccio più mite e umoristico. I principi fondamentali del suo insegnamento includevano:
Autosufficienza (Autarkeia)
La completa indipendenza da beni materiali, convenzioni sociali e opinioni altrui come via alla libertà interiore.
Parresia
Il coraggio di dire la verità senza mezzi termini, anche a costo di risultare sconvenienti o impopolari.
Askesis
L'esercizio continuo nel sopportare privazioni e difficoltà per rafforzare il carattere.
Cratete e sua moglie Ipparchia, un raro esempio di coppia filosofica nell'antichità
Etica pratica
Cratete insegnava principalmente attraverso l'esempio personale e brevi massime memorabili piuttosto che con lunghi discorsi teorici.
"La povertà volontaria è la via più breve alla libertà. Per liberarsi dalle catene che ci legano alla terra, dobbiamo prima liberarci di tutto ciò che ci trattiene."
Cratete ebbe una relazione unica nella storia della filosofia antica con Ipparchia di Maronea, che divenne sua allieva e poi moglie. La loro unione fu basata sulla condivisione dello stile di vita cinico e sulla comune ricerca filosofica.
Una coppia filosofica
Ipparchia, proveniente da una famiglia ricca, rinunciò alla sua condizione privilegiata per seguire Cratete, suscitando grande scandalo nell'Atene del tempo. La coppia visse per le strade praticando la povertà volontaria.
Uguaglianza di genere
Il loro rapporto rappresentò una sfida radicale alle convenzioni sociali, dimostrando che una donna poteva essere filosofa al pari di un uomo.
"Mi sono unita a Cratete non per un letto coniugale o per la tavola, ma per la filosofia e per la vita secondo natura."
Purtroppo, nessuna opera completa di Cratete ci è pervenuta. Conosciamo il suo pensiero principalmente attraverso:
Lettere (probabilmente spurie)
Una raccolta di 36 lettere che circolavano nell'antichità, attribuite a Cratete ma probabilmente scritte in epoca successiva.
Frammenti poetici
Compose brevi poemi filosofici in metro elegiaco e giambico, di cui restano pochi frammenti:
Pera: descrive la sua bisaccia come simbolo della vita semplice
Ricchezza: critica l'accumulo di beni materiali
Detti memorabili
Molti dei suoi insegnamenti ci sono stati tramandati come aforismi:
"L'ignoranza è la patria di tutti i mali"
"Meglio inciampare con i piedi che con la lingua"
"La filosofia è la medicina dell'anima"
Cratete dona le sue ricchezze ai poveri (Cronaca di Norimberga, 1493)
Cratete ebbe un'influenza significativa sullo sviluppo della filosofia ellenistica:
Transizione allo Stoicismo
Come maestro di Zenone di Cizio, Cratete fornì il ponte tra il cinismo e lo stoicismo. Zenone prese dal cinismo l'ideale di autosufficienza ma lo sviluppò in un sistema più completo.
Influenza sul pensiero occidentale
Il tema della povertà volontaria e della critica alla ricchezza riemergerà con forza nel cristianesimo primitivo e in movimenti come il francescanesimo.
Modello di vita filosofica
Cratete rappresentò per i successivi filosofi antichi l'esempio di coerenza tra teoria e pratica, vivendo ciò che predicava.
"Cratete insegnava non con parole ma con l'esempio, mostrando nella vita quotidiana che la felicità non dipende da circostanze esterne."