Colote di Lampsaco (in greco antico: Κολώτης Λαμψακηνός) fu un filosofo greco antico, discepolo di Epicuro e membro della sua scuola filosofica, il Giardino. Visse tra il III e il II secolo a.C. e fu uno dei più fedeli seguaci di Epicuro, difendendo con zelo le dottrine del maestro.
Sebbene le sue opere siano andate quasi completamente perdute, le testimonianze antiche ci permettono di ricostruire alcuni aspetti del suo pensiero e del suo ruolo all'interno della scuola epicurea.
Colote nacque a Lampsaco, città della Misia (nell'odierna Turchia), che fu anche la patria di altri importanti epicurei come Metrodoro e Idomeneo. Si unì alla scuola di Epicuro probabilmente quando il filosofo si trovava ancora a Lampsaco, prima del trasferimento ad Atene (306 a.C.).
Le fonti antiche descrivono Colote come uno dei discepoli più devoti a Epicuro. Diogene Laerzio racconta che Colote definiva Epicuro "il solo vero filosofo" e che considerava tutti gli altri filosofi come ignoranti e impostori.
"Epicuro è l'unico filosofo vero, tutti gli altri sono in errore e ignoranza."
- Colote di Lampsaco (citato da Diogene Laerzio)
Non conosciamo con precisione la data di morte di Colote, ma dovrebbe essere vissuto fino alla vecchiaia, continuando a insegnare la dottrina epicurea dopo la morte del maestro (270 a.C.).
Colote scrisse diverse opere, tutte perdute, ma conosciute attraverso citazioni e riferimenti:
Colote fu un difensore ortodosso dell'epicureismo, caratterizzato da:
Nella sua opera principale, Colote sosteneva che seguendo le dottrine degli altri filosofi (Platone, Aristotele, gli Stoici, etc.) non sarebbe stato possibile vivere coerentemente. Plutarco scrisse una confutazione a questa tesi, intitolata "Contro Colote", che costituisce una delle nostre principali fonti sul pensiero di Colote.
L'atteggiamento polemico di Colote suscitò reazioni contrastanti:
Plutarco di Cheronea scrisse un'ampia confutazione delle tesi di Colote, intitolata "Contro Colote". In quest'opera, Plutarco difende i filosofi attaccati da Colote (specialmente Platone) e critica l'epicureismo per il suo rifiuto della tradizione filosofica.
"Colote, come un bambino che batte le mani e ride quando crede di aver vinto, così si comporta con i filosofi che attacca."
- Plutarco, Contro Colote
Nella storiografia filosofica moderna, Colote è stato spesso visto come un rappresentante dell'epicureismo più dogmatico e meno originale. Tuttavia, recenti studi hanno rivalutato il suo ruolo nella difesa e sistematizzazione della dottrina epicurea.
Secondo Diogene Laerzio, Colote era così devoto a Epicuro che si prostrava davanti a lui e gli baciava le mani, comportamento insolito per un discepolo greco verso il maestro.
Una tradizione racconta che Colote fece erigere una statua di Epicuro con un'iscrizione che lo celebrava come "il solo vero filosofo", provocando le proteste degli altri filosofi ateniesi.
Colote sarebbe stato presente al letto di morte di Epicuro e avrebbe partecipato alla stesura della famosa lettera morente in cui il maestro descriveva i suoi ultimi giorni come pieni di gioia nonostante il dolore fisico.
Le principali fonti antiche su Colote sono: