J.L. Austin

Pioniere della filosofia del linguaggio ordinario e della teoria degli atti linguistici

John Langshaw Austin (1911-1960) è stato un filosofo britannico, figura centrale della filosofia del linguaggio ordinario e pioniere della teoria degli atti linguistici. Il suo approccio rivoluzionario ha trasformato lo studio del linguaggio, dimostrando come le distinzioni sottili del linguaggio quotidiano possano risolvere problemi filosofici apparentemente insolubili.

Ritratto di J.L. Austin

J.L. Austin (1911-1960), filosofo britannico

Biografia e Contesto Intellettuale

Nato a Lancaster nel 1911, Austin studiò classici e filosofia al Balliol College di Oxford. Dopo aver servito nell'intelligence britannica durante la Seconda Guerra Mondiale, tornò a Oxford dove divenne White's Professor di Filosofia Morale. Austin fu una figura centrale nel circolo filosofico di Oxford, noto per il suo rigore analitico e il suo approccio meticoloso al linguaggio ordinario.

1911
Nascita a Lancaster, Inghilterra
1929-1933
Studi al Balliol College di Oxford
1935
Diventa fellow del Magdalen College, Oxford
1939-1945
Servizio nell'intelligence britannica durante la Seconda Guerra Mondiale
1952
White's Professor di Filosofia Morale a Oxford
1955
Tiene le William James Lectures ad Harvard
1960
Morte prematura per cancro a 48 anni
1962
Pubblicazione postuma di "Come fare cose con le parole"

Filosofia del Linguaggio Ordinario

Austin criticava la tradizione filosofica per la sua tendenza a creare problemi artificiali attraverso un uso impreciso del linguaggio. La sua filosofia del linguaggio ordinario sosteneva che le distinzioni sottili presenti nel linguaggio quotidiano contenessero una saggezza accumulata nei secoli, capace di risolvere molti problemi filosofici.

"Potremmo sospettare che dove c'è una distinzione del linguaggio ordinario, c'è anche una distinzione che merita di essere fatta."

Il metodo di Austin prevedeva:

  1. Raccogliere tutti i modi in cui una parola o un'espressione viene utilizzata
  2. Individuare le differenze e somiglianze tra questi usi
  3. Classificare i casi in categorie distinte
  4. Trarre conclusioni filosofiche da queste distinzioni

Questo approccio "fenomenologico" al linguaggio rappresentava un'alternativa sia alla filosofia idealista continentale che all'analisi logica del primo Wittgenstein.

Teoria degli Atti Linguistici

La teoria degli atti linguistici, esposta nelle lezioni di Harvard raccolte in "Come fare cose con le parole", rappresenta il contributo più rivoluzionario di Austin. Egli dimostrò che il linguaggio non serve solo a descrivere la realtà, ma anche a compiere azioni.

Atto Locutorio

L'atto di dire qualcosa con un certo significato e riferimento. Corrisponde all'aspetto puramente descrittivo del linguaggio.

Atto Illocutorio

Ciò che facciamo nel dire qualcosa (promettere, avvertire, ordinare, ecc.). Rappresenta la forza dell'atto linguistico.

Atto Perlocutorio

Gli effetti che produciamo dicendo qualcosa (persuadere, spaventare, convincere, ecc.).

"Dire qualcosa è fare qualcosa."

Austin distinse inoltre tra enunciati constatativi (che descrivono stati di cose) e performativi (che compiono azioni). Successivamente abbandonò questa distinzione rigida a favore di una visione più sfumata in cui tutti gli enunciati hanno una dimensione performativa.

Concetti Chiave e Contributi

Enunciati Performativi

Enunciati che non descrivono ma compiono un'azione (es. "Ti prometto che...", "Scommetto che...").

Felicity Conditions

Le condizioni affinché un atto linguistico abbia successo (autorità del parlante, contesto appropriato, procedure corrette).

Infelicità

I modi in cui un atto linguistico può fallire (abusi, violazioni, inosservanze delle condizioni).

Forza Illocutoria

La forza con cui un enunciato viene proferito (ordine, richiesta, suggerimento).

Austin applicò il suo metodo a diverse aree filosofiche, tra cui l'etica (analizzando concetti come "scusa", "errore" e "responsabilità") e l'epistemologia (studiando i verbi come "sapere", "credere" e "essere certo").

Opere Principali

  • Come fare cose con le parole (1962) - Raccolta delle William James Lectures in cui espone la teoria degli atti linguistici.
  • Sensi e sensibilia (1962) - Critica alle teorie della percezione e analisi del linguaggio della sensazione.
  • Philosophical Papers (1961) - Raccolta di saggi che includono "Other Minds" e "A Plea for Excuses".
  • How to Talk: Some Simple Ways (1953) - Lezione in cui applica il suo metodo all'analisi del verbo "to know".

Austin pubblicò poco durante la sua vita, preferendo il dialogo diretto e le discussioni seminariali. La maggior parte delle sue opere furono pubblicate postume dai suoi allievi e colleghi.

Influenza ed Eredità

L'influenza di Austin si estende ben oltre la filosofia del linguaggio, toccando aree come la linguistica, la giurisprudenza, la teoria letteraria e le scienze cognitive.

John Searle

Allievo di Austin, sviluppò la teoria degli atti linguistici elaborando una tassonomia delle forze illocutorie e applicando la teoria alla filosofia della mente.

Filosofia del Diritto

La teoria degli atti linguistici ha rivoluzionato la filosofia del diritto, mostrando come atti giuridici come promesse, contratti e verdetti siano essenzialmente atti linguistici.

Linguistica e Pragmatica

I lavori di Austin hanno fondato la pragmatica linguistica, lo studio di come il contesto influenzi l'interpretazione del significato.

Teoria Letteraria

La distinzione tra atti locutori, illocutori e perlocutori ha influenzato la teoria della letteratura e gli studi sulla performatività.

"Austin ha cambiato per sempre il modo in cui concepiamo il rapporto tra linguaggio e azione."

Riferimenti Bibliografici

1. Austin, J.L. (1962). Come fare cose con le parole. Genova: Marietti, 1987.

2. Austin, J.L. (1962). Sensi e sensibilia. Roma: Editori Riuniti, 1990.

3. Austin, J.L. (1961). Philosophical Papers. Oxford: Oxford University Press.

4. Searle, J.R. (1969). Atti linguistici. Torino: Boringhieri, 1976.

5. Warnock, G.J. (1989). J.L. Austin. London: Routledge.